"Ciao ragazzi, è un po' che non ci vediamo. Sono 55 giorni che sono ricoverata. In questo periodo ho avuto tempo di pensare. Volevo esporvi una riflessione a cui sono giunta".
Nel nostro gruppo parlavamo di cosa vuol dire stare bene, essere in salute. Cosa vuol dire essere felici, che cosa vorremmo dalla nostra vita: chi un lavoro, chi una storia d'amore, chi solo essere sereni.
In quel periodo la mia vita era abbastanza ricca: l'associazione, il gruppo redazionale, il gruppo A.M.A., la preparazione di Màt, la scuola ESP per utenti in supporto tra pari. Eppure in quei lunghi ed interminabili mercoledì e venerdì pomeriggio mentre aspettavo a casa che mio marito tornasse dal lavoro mi chiedevo: "Ma avrò fatto qualcosa di male per essere qui da sola?". Mi annoiavo tanto, diventavo triste e depressa. E quando mio marito tornava dal lavoro, si arrabbiava e mi sgridava perché diceva: "Sii felice delle cose che stai facendo, accontentati; potrebbero arrivare giorni in cui non è più possibile farle".
Ma tanto pensi sempre che il peggio non arriverà mai o comunque tra molto tempo; non pensi certo che sia in agguato dietro l'angolo.
La carrozzina era sempre tra i miei pensieri perché sapevo che prima o poi sarebbe potuta arrivare. Mi chiedevo come sarebbe stato quel giorno, ma me lo immaginavo alla fine di un peggioramento progressivo ma lento, lento nel tempo. Non mi sarei mai immaginata come una sub-occlusione intestinale arricchita da un'infezione alle vie urinarie, sarebbe sfociata in tutto questo marasma in cui mi trovo adesso.
Altro che tirocinio per la scuola ESP, altro che Màt, 20 giorni di ospedale e il mio peggior incubo è arrivato. Piaghe da decubito (che pensavo che venissero solo agli anziani); nessuna forza nelle gambe. Perciò letto e carrozzina. Mi sembra di essere la regina d'Inghilterra: devo avere mille servitori perché non muovendomi tutto quello che mi serve me lo devo far portare.
Adesso che ho tanto tempo per pensare mi risuonano in mente le parole di mio marito. Non so cosa darei in questo momento per avere la vita che avevo prima, mi dovrò reinventare un'altra volta ma ho il sospetto che stavolta sarà difficile (ma non impossibile...).
Perciò la morale: essere felici anche di quel poco che si ha.
Abbiamo voglia di avere un lavoro, proviamo mentre aspettiamo a fare un po' di volontariato. Ci piacerebbe avere un amore travolgente: quando ci vediamo salutiamoci con un abbraccio o un bacio sulla guancia sarà pur sempre una coccola.
Proviamo a prendere quello che la vita ci dà in questo preciso momento cogliamo l'attimo come diceva Robin Williams in un suo film.
Chi ha tempo non aspetti tempo! Domani quel tempo potrebbe non esserci più!
Chi vuol essere lieto, sia: di doman non c'è certezza!
Lorenzo de Medici
Nota: Gaiato è una frazione del comune di Pavullo nel Frignano.
Nella foto il castello di MonteCuccolo, che domina la visuale da Villa Pineta.
- Log in to post comments