Rabbia

Rabbia

La rabbia, insieme alla gioia e al dolore è una tra le emozioni più precoci. Capita spesso di osservare bebè che non vogliono fare o mangiare qualcosa e manifestano questo stato urlando o lanciando oggetti. Questo comportamento suggerisce che la rabbia è una delle emozioni innate, infatti si mostra fin da subito. Si tratta, dunque, di un sentimento primordiale, di base, che è determinato dall'istinto di difendersi per sopravvivere nell'ambiente in cui ci si trova. Quindi, possiamo dire che la rabbia inizialmente ha una funzione adattiva. Successivamente, col tempo, la situazione si modifica, l'ambiente potrebbe diventare ostile e qualcosa potrebbe esserci negata. A questo punto si manifesta la rabbia che non sarà più adattiva, ma disaddativa perchè crea malessere. In linea generale si può parlare di una rabbia disaddattiva, disfunzionale o patologica, quando crea sofferenza individuale oppure compromette le relazioni sociali e spinge a compiere azioni dannose verso persone o cose o se stessi.

Essendo l'emozione la cui manifestazione viene maggiormente inibita dalla cultura e dalle società attuali, molto interessanti risultano gli studi evolutivi in grado di analizzare le pure espressioni della rabbia prima cioè che vengano apprese quelle regole che ne controllano l'esibizione.

La rabbia fa parte della triade dell'ostilità insieme al disgusto e al disprezzo e ne rappresenta il fulcro e l'emozione di base. Moltissimi risultano essere i termini linguistici che si riferiscono a questa reazione emotiva: collera, esasperazione, furore ed ira rappresentano lo stato emotivo intenso della rabbia; altri invece esprimono lo stesso sentimento ma di intensità minore, come: irritazione, fastidio, impazienza.

Solo in casi estremi la rabbia si esprime attraverso dei comportamenti (rompendo oggetti, guidando velocemente, ecc.), ma il più delle volte si manifesta verbalmente con l'alterazione del tono di voce che diventa più intensa o sibilante, stridula o minacciosa.

Chiaramente, la manifestazione di rabbia è coadiuvata da una particolare mimica facciale: aggrottiamo la fronte, le sopracciglia, serriamo i denti fino a digrignare in alcuni casi. L'organismo assume una postura che gli permette di entrare in azione da un momento all'altro, di attaccare o di aggredire. Le variazioni psicofisiologiche sono quelle tipiche di un forte attivazione del sistema nervoso autonomo simpatico ossia: accelerazione del battito cardiaco, aumento della pressione arteriosa, aumento dell'afflusso del sangue nella periferia del corpo, aumento della tensione muscolare e iper-sudorazione. Tutto questo ci dice che il nostro corpo è pronto a difendersi contro il presunto nemico.

Spesse volte ci arrabbiamo con le persone a cui siamo più legati, come i genitori, i coniugi, in quanto proprio da loro ci aspettiamo di essere capiti e ascoltati, ma questo non si verifica sempre e, allora, la rabbia ci inonda.

Tre possono quindi essere i fondamentali destinatari finali della nostra rabbia:

  1. oggetto che provoca la frustrazione

  2. un oggetto diverso rispetto a quello che provoca la frustrazione (spostamento dall'obiettivo originale)

  3. la rabbia può infine essere diretta verso se stessi trasformandosi in auto lesionismo e autoaggressione.

Da dove nasce la rabbia?

Per la maggior parte delle teorie la rabbia rappresenta la tipica reazione alla frustrazione e alla costrizione, sia fisica che psicologica. Altri importanti fattori che sembrano invece essere implicati affinchè origini l'emozione della rabbia, sono la responsabilità e la consapevolezza che si attribuisce alla persona che induce frustrazione o costrizione. Insomma ci si arrabbia quando qualcosa o qualcuno si oppone alla realizzazione di un nostro bisogno soprattutto quando viene percepita l'intenzionalità di ostacolare l'appagamento.

La rabbia ci spinge a liberare energia, a esternarla, perchè trasforma la parte più profonda di noi in una sorta di pentola a pressione. Quando non apriamo un canale per fare evaporare il tutto, possiamo risentirne gravemente, contaminando le altre emozioni, gli altri pensieri e comportamenti che assumeremo da questo momento in poi. Se non troviamo una soluzione per questa emozione, ci sentiremo bloccati e disarmati, soffriremo e verremo attaccati dalla frustazione e dall'impotenza.

La rabbia è un'emozione che ci sfugge, che vuole uscire, e per questo a volte sentiamo di non poterla controllare. Spesso emerge a causa di qualcuno che fa o dice qualcosa che ci dà fastidio. Capita di frequente di scatenare la nostra rabbia contro la persona che ha attivato in noi quell'emozione, comportandoci in modo impulsivo e incontrollato, senza dosare i nostri atti e le nostre parole. Tuttavia, ciò non risolve la situazione; anzi, causa conflitti e danni dei quali, probabilmente, ci pentiremo a breve.

Altre volte, dirigiamo la rabbia verso noi stessi. Ciò accade quando quest'emozione si attiva a causa di una situazione e non di una persona. Nemmeno la rabbia contro noi stessi ci libera da essa; ci fa sentire anche peggio. La rabbia, invece che sparire, crescerà ancora di più dentro di noi, disorientandoci a causa della forte emozione irrisolta e auto-distruttiva.

É perciò necessario imparare a risolverla e a gestirla in modo che non ci distrugga. Tuttavia è più importante scoprire da dove deriva e perchè la proviamo. Solo quando conosceremo in profondità tale emozione, potremmo guarirla e disotterarla da dentro di noi.

La rabbia ci dice sempre che stiamo vivendo un'insoddisfazione personale, qualcosa di irrisolto che può persino provenire dall'infanzia. Per capirne l'origine reale, è raccomandabile osservare in quali situazioni essa appare e in quali invece rimane addormentata. É probabile che tutte le situazioni abbiano qualcosa in comune, dato che spesso quest'emozione nasconde un'insoddisfazione, dolore, aspettative deluse, sentimenti d'inferiorità, abbandono, frustrazione, mancanza di appoggio, ricerca di perfezione ecc.

Se osserverete la vostra rabbia, questa vi mostrerà su cosa dovete lavorare: probabilmente per fortificarvi, accettare il fallimento, rispettare gli altri o sentirvi soddisfatti. Solo allora smetterete di provare questa emozione così spiacevole. Imparare grazie all'emozioni è un modo per crescere. Saper gestire la rabbia, esprimerla senza danneggiare nessuno (nè voi nè gli altri) e trasformarla in apprendimento significa guarire la vostra persona dalle ferite interiori più profonde.

A questo scopo, si consiglia di trovare un'attività fisica che permetta di fare emergere la rabbia e, durante lo sforzo fisico, di immaginare di tirare fuori tutta questa rabbia che ci danneggia; quest'esercizio ci farà stare meglio. Si può anche prendere a calci o pugni un cuscino e fare attenzione a cosa accade alla nostra rabbia dopo aver concluso tali attività. Si può anche scegliere un luogo sicuro in cui gridare ed esprimersi senza che nessuno ci senta e dire a voce alta tutto ciò che ci aiuta a liberarla, sapendo che nessuno ne risentirà. Dopo questi gesti, è facile sentire che il malessere che abitava dentro di noi è sparito o quantomeno alleviato.

"La rabbia è dannosa per tutti,
ma soprattutto per colui che la sperimenta"
(Lev Tolstoj)

I terribili 3: paura, rabbia e senso di colpa

da "Mi dicevano che ero troppo sensibile"
di Federica Bosco

.........
Ma la paura nasconde un altro impulso ancora più potente: la rabbia.

È curioso come degli esseri così sensibili e che odiano il conflitto più di ogni altra cosa provino una rabbia così intensa.

Ma è così, siamo pieni di una rabbia sorda che scaturisce dalla costante frustrazione per non essere compresi e per la difficoltà di esprimerci.

Ma la rabbia è soprattutto rivolta nei nostri confronti per essere diversi, per non essere come gli altri, per non essere quello che i nostri genitori desideravano, per essere troppo o troppo poco, per essere sempre considerati un problema, per la fatica che facciamo a sopravvivere con questa testa iperattiva che ci porta più guai che altro, per quello che non è stato, per l'infanzia che non abbiamo avuto e la leggerezza che non avremo mai, per le occasioni mancate.

Questa rabbia però è lecita.

Il problema è che non sappiamo esprimerla e soprattutto crediamo di non avere il diritto di provarla.

Perchè se da sempre sei trattato da diverso, è chiaro che la normalità è qualcosa che non ti appartiene e la tua bussola di riferimento diventano gli altri e quello che ti dicono di fare e soprattutto di non fare.

Quindi reprimi, soffochi, rimugini, piangi e poi sotterri tutto sotto strati di dolore.

E così, arrabbiato e confuso rimani immobile, perchè sai che una tua reazione rischia di provocare ciò che tempi di più: rifiuto, abbandono, esclusione e vergogna.

Quindi, per evitare anche quel poco di normalità che ti è concessa, sei disposto a calpestare i tuoi sentimenti più profondi e a scusarti.

Scusarti per come sei, per quello che hai detto, per avere esagerato, per avere frainteso...

Continuando a confermare a te stesso che gli altri sono giusti e tu sbagliato, quello che senti è sbagliato, quello che dici e come lo dici è sbagliato.

La nostra è una vita permeata da sempre da questi tre sentimenti: rabbia per non essere ascoltati e capiti, paura dell'abbandono e dell'esclusione, e senso di colpa per come siamo e per come ci comportiamo.

E più cerchiamo di capire, di imitare, di adattarci, più diventiamo strani e non graditi, vestendo una pelle che non ci appartiene, e finiamo per preferire la compagnia di noi stessi o di un animale.
.........

About Author

Similar News