di Otto Preminger
Classico del noir, Vertigine si distingue per un'atmosfera sottilmente morbosa e vagamente onirica, (quasi) perversa con uno dei triangoli più insoliti nella storia del genere.
"Non dimenticherò mai il giorno in cui Laura morì...": si apre così Vertigine e una carrellata ci mostra l'appartamento di Waldo Lydecker. È un inizio magnetico, ipnotico, ambiguo così come sarà il resto della narrazione.
Quell'immagine diventa il motore del film di Preminger: l'ossessione e il desiderio sedimentati in perturbanti fantasmi che creano costantemente il cinema del regista, il quale gioca con le aspettative dello spettatore, arrivando a ribaltarle e offrendo più (possibili) soluzioni dell'enigma.
Il detective McPherson si invaghisce di una donna defunta: si innamora dell'idea di Laura e, ancor di più, del dipinto che la ritrae in tutta la sua bellezza. La ragazza, però, torna davvero o forse è soltanto un sogno di un criminologo addormentato? Preminger non è interessato a svelare ma a rendere ancor più eterei i contorni di una storia dove cambiano i punti di vista e i narratori, tutti che ruotano attorno a Laura, creando una continua tensione psicologica che è il punto cardine del film.
La bellezza di Laura provoca un desiderio ossessivo negli uomini che entrano in contatto con lei, un desiderio di possesso così estremo da portare il suo assassino a sfigurarne il cadavere, come a volerla privare del suo "potere" oltre che della sua identità, un gesto rabbioso, aggressivo, violento ma non certamente folle, un gesto studiato e premeditato. Il film lascia il pubblico disorientato, gioca sulla distorsione e sulla dis-percezione della realtà, lascia in tutti un senso di vertigine.
Il gruppo delle Parole Ritrovate di Vignola
Vertigine (o meglio, in originale, Laura) è un film che ha incantato Hitchcock (La donna che visse due volte viene da qui) e Lynch (la "protagonista" di Twin Peaks, Laura Palmer, deve il suo nome al film di Preminger).
Un film che ha dato al mondo del Jazz, uno dei suoi temi più celebri (Laura per l'appunto).
Un capolavoro del noir e del cinema dell'ambiguità.
Giovanni Sabattini
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